L’invenzione di un pittore:Vitalone da Foligno tra fantasia e…fantasia.

Vitalone da Foligno è uno di quei casi dove un artista di grande valore,è ignorato dagli storici dell’arte,e la sua opera rimane nell’oblio.
Nato a Foligno (se no non si chiamerebbe così!!!),verso l’ultimo ventennio del ‘300,fu schivo e maldestro nella vita privata,funestata da molte disgrazie,tra cuo la prematura scomparsa di un figlio,che usava come soggetto BambinGesù.Vitalone subì l’influenza di suo cognato,Gentile da Fabriano,da cui l’artista si tenne lontano per beghe di famiglia (questioni di proprietà su un fondo in Val d’Orcia),il padre di Vitalone era un aromatario di Foligno di nome Oddo di Paolo Cristofani,mentre la madre era una certa monna Genuflessa,molto religiosa,lo zio era Bernardo Orsoni abate di S.Croce di Sassovivo,che gli commissionò affreschi per la medesima abbazia purtroppo perduti.Vitalone ritrovava tutta la gioia nell’uso disinvolto del colore e nelle sinuose curve di un tardo gotico non convenzionale:si distingue per uno stile allietato da un decorativismo che tornisce le figure inturgidite da poderose muscolature,salde come colenne,e accompagna movimenti gentili ma mai convenzionali.E’ a Nocera Umbra nella chiesa di San FRancesco (oggi Pinacoteca Comunale) che probabilmente si trova la sua prima opera documentata…così almeno affermano alcune guide turistiche locali,ma si sà è una categoria particolare,su cui poco fare affidamento!Vitalone visse durante uno dei periodi di maggiore instabilità politica,questa situazione costrinse Vitalone ad errare tra un regno e l’altro,presentandosi ad una corte e poi ad un’altra,sempre alla ricerca di un modo di vita che lo potesse tenere un pò lontano dai guai.Sembra infatti che,da documenti ritrovati,si spostava da una città all’altra,dove aveva le sue commissioni,a piedi o approfittando di qualche passaggio sui carri,muovendosi principalmente lungo i traturi appenninici per non essere rintracciato dagli esattori delle gabelle.infatti date le sue difficoltà economiche,soleva pagare i suoi conti con un dipinto,ecco perchè ci sono innumerevoli sue opere in tutta Italia!E’documentato a Napoli e nel Salento,e forse a quel periodo risale un interessante autoritratto che presenta un baldo quarantenne,alto,con il collo taurino,un ricciuto baffo,capelli rossicci ed occhi azzurri,insomma non proprio un adone,ma sicuramente un bell’uomo.Sposò Tessa da Monteluco,ed ebbe una figlia (Vitasnella,morta a circa vent’anni,sembra uccisa da amiche invidiose delle sue forme),ed un altro figlio:Vitalizio,che abbandonò presto la bottega del padre per tentare fortuna nel campo della politica,trasferendosi a Roma dove in un documento si legge “ebbe vita sfuggevole a qualsivoglia morale”,visse a lungo senza alcun problema.
del resto anche suo padre,lavorò nella Città Eterna,dove si era recato allo scopo di curarsi i calli che terribilmente gli dolevano.E’ suo proprio un affresco nella chiesa di San Callisto considerato con doti taumaturgiche,tanto da venire strappato e portato in processione solenne alla Cattedrale di Roma,durante l’epidemia di calli del 1608.la sua vita era un vagare continuo…Sansepolcro,Montegranaro ovunque un lasciare segni del suo passaggio..pare che giunse fino a Praga!dove è conservata nel locale museo una Madonna con il Bambino.Giunse al ritorno fino a Genova,dove ingiustamente alcune sue opere sono state attribuite al Maestro delle Cinque Terre..critica ingrata!Rimanene però una nota di vita quotidiana,dai registri di una parrocchia di Genova risulta il battesimo di tre gemelle figlie di una contadinellla e di un certo pittore Vitalone di origini umbre chiamato a decorare una scomparsa chiesetta campestre;un appunto a margine sostiene che il pittore lasciò il paese alla fine del lavoro abbandonando contadinella e gemelle!!!Rimasto vedovo,sposò in seconde nozze Bona,che portava il nome della Santa protettrice delle guide turistiche morta nel 1207,curiose coincidenze!Un’attività la sua fervida,incessante..lavorò nel Canavese in Piemonte,a Camogli,e naturalmente come già detto in Toscana,nel Senese e in Lucchesia.Infattio si sa che lavora a Siena e addirittura si dice che sia morto di vaiolo o colera o di mal francese,in uno dei paesini del circondario,ma altre fonti lo fanno morire altrove e quella che lo scivente reputa più probabile è che,come propendono fonti locali,dopo tanto girovagare,di un ritorno di Vitalone oramai anziano e stanco nella terra natia.La sua fama era oramai nota anche a Foligno,e i signori della città,la famiglia Trinci lo accolse con i dovuti onori del caso..e visto il suo stato di indigenza lo “munì di una lauta prebenda per tutti li jorni de la vita sua,onde lo avesse vita decorosa” come si legge in un documento di un archivio locale.Nonostante questo,purtroppo andò perduta la memoria del luogo di sepolura,forse in una chiesa del centro storico.Rimane tuttavia,infine,un mistero non solo la sua morte ma anche il motivo per cui il Vasari nelle sue “Vite”non abbia parlato di questo grande maestro.Un motivo?la meschinità dei ricordi…sembra che vi fosse un’antenata “disonorata” con odio tra le famiglie di Vasari e Vitalone,ecco il motivo perchè la vita del nostro si perde nella notte della storia.
P.S.se tutto questo “delirio storico-artistico-fantasioso” opera della mia fantasia e di tanti colleghi guide turistiche italiane è a loro piaciuto i miei 25 lettori potranno trovare appagamento alla loro curiosità nella pagina Facebook “Amici di Vitalone da Foligno”.

4 pensieri su “L’invenzione di un pittore:Vitalone da Foligno tra fantasia e…fantasia.

  1. E se fosse veramente esistito? Forse non si chiamava Vitalone, forse non aveva avuto una figlia di nome Vitasnella ma magari dei pittori sconosciuti come lui dei quali non si ha memoria possono aver dipinto opere memorabile. Fantastico Vitalone e fantastici i uoi fans!

  2. Sono una fan di Vitalone. E anche una guida turistica. Perché mi affascina questa invenzione? Perché studiando e raccontando ai turisti dei retroscena della storia dei nostri monumenti e delle nostre città sempre più mi incuriosisce la vita quotidiana che emerge da contratti di allogazione di pittori che erano vincolati da conventi e confraternite a dipinger manu propria almeno mani e volti dei santi (il che ci dice di schiere di apprendisti e sconosciuti che completavano il resto), che richiedevano pernici e quaglie tra le forme di provvigione eccetera, che ingravidavano suore presso conventi cui andavano a dipinger vergini (come Filippo Lippi) … Insomma tutto un mondo che nella picaresca storia di Vitalone prende forma condensando a valanga tante di queste curiosità la cui rarità sta solo nel fatto di essere fortuitamente pervenuta a noi in documenti, laddove molto più spesso sicuramente la memoria tacerà per sempre. Ben venga quindi Vitalone.

  3. Più che San Callisto, mi pare meglio San Callista, viste le doti taumaturgiche che gli si attribuiscono! In ogni caso interessante la biografia. Come invenzione (nel senso di “ritrovamento di un tesoro nascosto”, come da vocabolario Treccani), niente male.

  4. Bravo Tiziano, finalmente qualcuno che da voce (e che voce …. ) agli artisti oscurati, dimenticati ….. confusi …… perduti…. Artisti che illuminano e sostengono magicamente la memoria delle guide turistiche nei momenti di ….. sconforto artistico 🙂
    Leggendo ad alta voce il tuo pezzo da otto ( ma anche nove ….) s’è messo a ride pure il gatto ….. 🙂

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