Il corpo delle donne

Oggi alla Sala S. Anna di Perugia sono stati invitati alunni di scuole medie e superiori a vedere il documentario “Il corpo delle donne”. Da quattrocento ore di TV italiana, visionata e analizzata dagli autori, è stato ricavato un montaggio di venti minuti (corre su Internet da due anni e lo portano in proiezione in giro per sensibilizzazione, appunto, anche nelle scuole). Scopo del lavoro è far riflettere sull’uso dell’immagine del corpo femminile in TV, nonché sulle differenze che di questo uso fanno le TV di altri Paesi europei e del Mondo. Lorella Zanardo, autrice anche dell’omonimo libro edito da Feltrinelli, (edizione economica) conduce il dibattito e la discussione con alunni e professori.
Colpisce il fatto che all’estero una Tv così non c’è, non è permessa, pubblicità che offendono l’immagine della donna sono vietate o prontamente ritirate (pratica che scopriamo possibile anche in Italia, mandando reclami, ma a valanghe, allo IAP). Ci sono sì Paesi stranieri dove si confezionano e trasmettono analoghi programmi (da noi quasi tutti condotti da uomini maturi se non decisamente vecchi) e la giovane presenza femminile è decorativa oltre che sempre discinta e in quel che resta dei costumi sempre provocanti o sadomaso. Ma sembrerebbe che altrove non si raggiunga il tono di svilimento e umiliazione della donna che si registra da noi.
Facoltà di parola e intelligenza non sono richieste, corpi giovani e visi corrispondono a un canone ben preciso raggiunto a colpi di liposuzioni e silicone. Bellezze esibite in coreografie o giochi demenziali a far da cornice o da intermezzo. Donne sotto il tavolo, donne appese come prosciutti, e come tali marchiate a timbro sulle natiche, sono le scene che gli studenti indicavano come le più offensive.
Colpisce il grado di assuefazione e di abitudine alla normalità che scopriamo in noi spettatori guardando immagini che sono assolutamente consuete a qualunque ora nei palinsesti dei programmi televisivi. L’autrice, che ha vissuto e lavorato molti anni all’estero, è sincera quando dice che lei continua a non abituarcisi e si preoccupa degli effetti sui ragazzi o magari di ciò che diranno i genitori a casa, infatti ci ha riuniti, noi prof dei ragazzi delle medie, prima di iniziare la trasmissione. Noi forse neanche ci saremmo posti un problema di indecenza, come se l’abitudine rendesse meno grave il messaggio svilente e meno necessaria un’educazione contro tutto ciò. L’allarme scatta, ma in un generale torpore da cui in effetti sarebbe ora di svegliarsi.
Colpisce la provocazione dell’autrice, sul finire del dibattito. Dice che per rendere il suo messaggio più efficace si spoglierà in pubblico (comincia a slacciarsi rapidamente il cappotto). Restiamo a guardare, ci aspettiamo che non lo farà, ma non saremmo particolarmente sorpresi se lo facesse veramente. Chiede cosa le vieta quel gesto o come e se potremmo fermarla (continua a slacciarsi). Silenzio. Una prof si appella al “fuori contesto, non è al mare e non può farlo”, lei ribatte che se lo fanno in TV lo può fare anche lei in quella sede. Una ragazza dice dal fondo “io la denuncio”
Il tono è di chi sta al gioco e finalmente rende evidente il paradosso. La legge c’è, ma la TV è sentita quasi come un’autorità intoccabile. Si può scrivere alle ditte che diffondono programmi e pubblicità, scrivere alle autorità, prima di spegnere la TV e fare altro come quello che sta facendo la Zanardo con la sua rete e tanti via Internet che mettono in piedi iniziative di coscienza civile sostenendo le relative battaglie.
Un’ultima riflessione. Il messaggio del documentario di cui ho parlato evidenzia un conflitto di genere maschio femmina e una cultura maschilista in ripresa. Sicuramente è vero o oggetto di necessaria allerta.
Tuttavia, non c’era solo la strumentalizzazione delle varie veline, meteorine, e coccodè varie, c’erano anche i visi delle mie coetanee ultraquarantenni televisive, ex-icone della bellezza, a esporre zigomi e labbra canotto. Personalmente vedo maschere raccapriccianti. Se mi presentassi così a scuola, dai miei ragazzi, riderebbero e sarebbero in pietoso imbarazzo (sana impertinenza giovanile, diamine “il re è nudo”, o, se meglio si crede, si rilegga Il saggio sull’umorismo di Pirandello). I vecchi e le vecchie di potere ci offrono (omaggi a chi è fuori da questo novero) uno spettacolo di gente che non sa invecchiare e accettare il corso della vita, preferendo un volto artificiale e grottesco alle rughe e alla calvizie. I vecchi di potere vogliono circondarsi di giovanissime che li rassicurino sulla loro immutata prestanza e vantare doti che mi limito a evocare, per non considerare anche che fanno il tappo ai posti di lavoro, rifiutano di passare il testimone e il patto tra generazioni, pretendono di essere mantenuti con le energie e i fondi di questi giovani nei lori vitalizi d’oro. Mi fermo qui perché si andrebbe troppo lontano e non era il tema originario della comunicazione, ma tutte le implicazioni vanno da sé. Non ultima, e secondo me più evidente del conflitto di genere, è la crisi del rapporto che abbiamo con la vecchiaia, la malattia, la morte.

Domani sera replica, ore 21 Perugia

17 pensieri su “Il corpo delle donne

  1. Non so se all’estero non ci sono TV come in Italia. Forse non TV di stato. In ogni caso ci sono tante altre cosa. Ad Amsterdam, ad esempio, prostitute di tutte le razze si fanno esporre nelle vetrine.
    Non è che non sia d’accordo con te sul principio che sul corpo delle donne non si può commerciare, solo non penso che tutto il male stia in Italia. E non penso che tutta la colpa sia degli uomini. Infatti, a parte la prostituzione che si pratica nelle strade, deve le donne sono davvero schiave perché sfruttate, in molti altri casi ci sono donne che liberamente accettano le proposte sessuali di chi le dà vantaggi economici e di carriera. Dove lavoro io c’è più di un caso. Ed è sotto gli occhi di tutti.

    • Questo documentario è su TV e immagine del corpo delle donne. Non ho motivo di dubitare che l’autrice abbia fatto un confronto in altri Paesi, anche perché, sempre facendo circolare il video all’estero, le hanno detto, in Inghilterra per esempio, che lì nelle scuole lo vieterebbero mentre da noi è pane quotidiano per i ragazzi
      (che però per nostra fortuna restano desti e sanno fare le loro critiche per fortuna).
      Se anche le donne accettano questa mentalità e la fanno propria, se ci sono le vetrine di Amsterdam o altri casi simili altrove, questo rende meno grave che l’Italia quanto a immagine della donna (e a molto altro) non sia affatto un bel Paese? Queste foglie di fico ti tranquillizzano?

      • Non tranquillizzano, ma nello stesso tempo le colpe vanno divise equamente. Ad esempio, se oggi siamo a questo punto è anche grazie alla così detta rivoluzione sessuale sessantottina, per cui tutto era lecito. La pubblicità in TV è figlia di questa mentalità.

        • Ciao Pietro. Ti ho scritto una breve mail privata all’indirizzo che hai lasciato indicato qui nel blog. Non mi pareva il caso di scendere sul privato il sede pubblica.
          Quanto al Sessantotto come causa di tutti i mali è un po’ banale e riduttiva come assoluzione a pubblicità e TV corrente in Italia (Il Sessantotto è stato anche altrove, dove pare appunto che le cose vadano diversamente o sbaglio?). Volendo accettare il tuo modo di procedere, cioè tirando in ballo a catena di chi è la colpa, forse preferiresti tornare a molto prima del Sessantotto, che so magari alla Controriforma (niente nudi in Chiesa, vale come esempio di moralizzazione? ma sì dai, hanno rivestito finanche i nudi di Michelangelo in Cappella Sistina, gli stessi che un emerito papa aveva commissionato e davanti ai quali per anni si era celebrata messa).

        • …e della morale sessofobica cattolica imperante in Italia. Altrimenti non si capirebbe perché altri paesi che hanno avuto processi di liberazione sessuale molto più spinti che da noi, questo non succede.

  2. Cara Mariangela, non ho ricevuto la tua mail. Che forse non hai messo il puntino tra la l di lucignolo e il resto del termine?
    Io pense che l’origine di tutto sia il peccato originale. E’ lo tsumami da cui nascono altre onde anomale. E’ la scossa di terremoto primordiale da cui, poi, scaturiscono altre scosse di assestamento in un susseguirsi di cause ed effetti.
    Comunque è vero, per me la riforma luterana è l’inizio della scristianizzazione. E’ un grande atto di ribellione a Dio da cui sono scaturiti poi tanti altri atti. Tra cui il sessantotto.
    Non voglio essere semplicista: so bene che il sessantotto non può essere ridotto a sola negatività ed ha portato anche effetti positivi. Io bei primi anni settanta ero adolescente e ricordo l’euforia e la speranza che una nuova coscienza di libertà provocava allora.
    Riguardo alla sessualità però il sessantotto, oltre a cose positive, ad una rivalutazione della corporeità, ad esempio, ha portato delle perversioni i cui effetti sono visibili ancora oggi.

    In risposta a Marco: non nego che tra i cristiani possano esserci stati ed esserci atteggiamenti sessuofobici. Ma anche tra i non cristiani ne vedo molti, anche se sotto altre forme. Ma io distinguo tra la cattiva testimonianza dei cristiani e quello che dice la dottrina ufficiale della Chiesa che, sebbene ponga delle regole alla sessualità, che per i credenti sono le regole stesse della natura, nonb è assolutamente sessuofoba. Tanto che vede nell’atto coniugale un vero e proprio atto di culto a Dio. Non a caso il matrimonio è considerato un sacramento.

    • Scusate se mi inserisco nella discussione.
      Secondo me, la colpa principale dell’oggettualizzazione del corpo delle donne è degli stilisti. Questo loro inisistere sulla donna perfetta e magra ha prodotto una dipendenza delle donne verso questa moda del corpo igienizzato e favorito abbastanza l’anoressia femminile. E siccome gli stilisti sono tutti notoriamente omosessuali, hanno potuto esprimersi liberamente e favorire la decomposizione dei costumi solo dopo il ’68. Infatti, prima, Hitler non ce l’aveva fatta a sterminarli tutti. E, anzi, molti di loro si erano rifugiati nelle parrocchie: per questo dopo sono diventati pedofili. Ma la Chiesa, che lo sapeva, non disse nulla! Per questo, in fondo, è tutta colpa della Chiesa se molti di loro si sono messi a fare i viados, cioè a predicare per le strade. Non sono anche loro nostri fratelli!? O no?

  3. Recenti studi americani hanno evidenziato come la pedufilia è riesplosa nel sessantotto e i preti pedofili, come i laici pedofili, sono tutti sessantottini e figli del sessantotto. Ricordo che nomi di spicco tra cui Sartre e Bendit Coen, fecero un documento a favore della pedofilia. E ricordo l’intervista di Vendola a Repubblica del 10 Marzo 1985.
    La morale della Chiesa ha sempre condannato la pedofilia, la morale sessantottina l’ha esaltata. Ma già, alcuni dicono che la morale non ha valore assoluto e può cambiare nel tempo. Così non fanno mai autocritica. Molto meno ipocrita la Chiesa che a chi sbaglia propone, oltre all’espiazione, anche la confessione e la redenzione.

      • Lo studio, reso pubblico a maggio di quest’anno, è stato commissionato dai Vescovi USA ma è stato condotto da un team di ricercatori del John Jay College of Criminal Justice di New York, e sovvenzionato anche dal National Institute of Justice e il Dipartimento di Giustizia americano con la cifra di 280mila dollari. Ne hanno parlato tutti i giornali. Se fai una ricerca sul web trovi tutto il materiale che vuoi.

  4. Caro Lucignolo,
    vedo che ti è sfuggito il senso del mio intervento. La mia “morale” è che non ho una morale (né sessantottina, né di altro tipo) da imporre a
    nessuno. In te sento invece il sacro vincolo della Santa Imposizione: chi la pensa come te è destinato alla redenzione, chi non la pensa come
    te viene marchiato a fuoco e destinato all’inferno. Aiuto!!!
    Se proprio devo fare riferimento a valori diciamo così “assoluti” (anche se non mi piace la parola): c’è un valore che li raccoglie tutti, quello
    della non-violenza. E, siccome la violenza può essere anche verbale, cerco di stare attento, quando scrivo, a non offendere i sentimenti e le
    idee degli altri.
    E’ ovvio che il mio intervento era assolutamente fuori dalle righe, ironico e paradossale. Non lo prendere sul serio. Io non accuso gli stilisti,
    come non accuso la Chiesa di niente, men che meno il ’68. Anzi, non accuso proprio. Cerco di non giudicare. E’ ovvio che ho una mia, fragile, posizione. E penso, tra le righe, si capisca. Non so sia giusta o sbagliata. L’importante è che sia, in qualche modo, condivisa.

    • Caro Stefano,
      prendo atto che non era tua intenzione offendere, come non era la mia: se alludi al mio riferimento sull’ipocrisia, se leggi bene noterai che non mi riferisco a persone, ma ad atteggiamenti di cui si potrebbe anche non avere coscienza. Di fatto non mi meraviglierei se oggi qualcuno dei firmatari sessantottini francesi della petizione pro pedofilia si sia fatto paladino della difesa dei minori senza neanche aver detto: perbacco, mi sono sbagliato.
      Nel tuo primo intervento avevo comunque apprezzato il fatto che manifestavi una condanna morale dell’omosessualità, assimilandola alla pedofilia. Avremmo avuto qualcosa in comune. Ma nel tuo 2° intervento, se ho ben capito, in pratica dici che gli stilisti omosessuali non c’entrano sulla degenerazione dei costumi che oggi si manifesta.
      Però dici anche che professi il valore della non violenza: questa cosa l’abbiamo in comune. Anzi, forse, di cose in comune ce ne è anche un’altra: se il valore della non violenza per te è davvero un punto fermo a cui riconosci caratteri di immutabilità perenne, allora abbiamo in comune anche il fatto di credere in qualcosa di assoluto.

      • Il fatto che non ti riferisci a persone particolari è un’enorme falsità. Tu stesso mi hai ripetuto personalmente fino alla nausea questa mia caratteristica. Poi accusi qualcuno nella stessa cosa, nello stesso blog, ma in in post diverso, che io avrei anche potuto non leggere. Considero questo comportamento profondamente disonesto da un punto di vista intellettuale.

  5. Mi fa piacerela dialettica che comincia ad esprimersi sul blog! molto interessante e civile!!!
    purtroppo è un argomento che mi interessa ma non tanto da fermarmi ora perchè mi fanno male gli occhi per la troppa permanenza dinanzi al Pc; devo chiudere! vi saluto di cuore. buon week end.

  6. Caro Marco,
    non solo sapevo che potevi leggere, ma ero certo che leggessi il mio intervento. Ma le mie parole non volevano suonare come un’offesa, ma come un inciso, anche se sarcastico, a favore delle mie tesi. Del resto in risposta ad interventi anch’essi un po’ sarcastici.
    A parte i miei interventi, nelle discussioni di questo blog ve la cantate e ve la suonate tra di voi. Niente di male: siete tutti amici che la pensate più o meno allo stesso modo. Ma a furia di scambiarvi complimenti, buffetti e pacchette sulle spalle, il blog risulta poco vivace.
    Non è forse intellettualmente più stimolante discutere anche con chi ha tesi diverse? Per me lo è stato, fino ad ora. Un po’ di polemica da parte di tutti, non fine a se stessa, di solito mi fa pensare a cose che altrimenti non avrei mai pensato.
    Ma probabilmente ho esagerato: non ci conosciamo e posso capire che tu abbia potuto interpretare i miei interventi come una provocazione gratuita.
    Il fatto è che Gabriele mi ha molto parlato di te (in senso positivo) che io ho agito quasi ti conoscessi. Non ti ho pensato come un professore di mezza età, ma solo come il fidanzato di una mia vecchia amica. E delle mie offese ti chiedo scusa.

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