il viaggio ‘oltre’ di Parmenide

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4. Verso una conclusione
Con il presente saggio si è inteso esplorare la trasfigurazione simbolica (sc.culturale) del corpo nelle varie esperienze ultramondane legate a mediatori ditipo «sciamanico» (nel senso eliadiano del termine, oggi al centro di un vivacedibattito
96
), attestate in alcune culture del Mediterraneo antico. Se la
 praxis
 rituale viene oggi
a ragione considerata come l‟asse portante del fatto religi
o-so antico, per cui è quasi impossibile pensare il religioso senza interrogarsisulle sue ricadute per quanto concerne la corporeità dei membri che ne metto-no in pratica i vari rituali, è altrettanto vero che, proprio per la sua centralità inquanto strumento di attuazione della
 praxis
, e quindi indicatore di cultura, ilcorpo assume un ruolo fondante nella stessa dimensione cosiddetta
simbolica
dell‟esperienza del mediatore di tipo sciamanico, colu
i che
 –
per definizione
 –
 sembra spogliarsi della sua corporeità per raggiungere la dimensione
dell‟«assolutamente altro», l‟aldilà.
I casi analizzati ci permettono di giungeread alcune conclusioni, ovviamente assolutamente provvisorie e preliminari.
L‟es
perienza del viaggio ultramondano è attestata in moltissime culture, siaantiche che moderne; se tale trasversalità non può più portare verso una sem-plicistica fenomenologia della «rivelazione estatica», ciò non ostante può sug-gerire una comparazione circa il ruolo che la pratica si trova ad assumere in
sistemi culturali diversi, in modo da valutarne la funzione all‟interno di sing
o-li gruppi e società. Proprio attraverso il procedimento comparativo così comeoggi praticato negli studi storico-religiosi
97
, abbiamo cercato di rilevare come
96
A titolo meramente esemplificativo cfr. A. Saggioro (a cura di),
Sciamani e sciamanesimi
,Carocci editore, Roma, 2010.
97
Sintetizzare l‟attuale d
ibattito in merito alla comparazione storico-religiosa è pressoché im-possibile. Per una sintesi abbastanza esaustiva, cfr. G. Filoramo-N. Spineto (a cura di),
 La sto-ria comparata delle religioni
, numero monografico di “Storiografia”, 6, 2002. Basti segnalare,in questa sede, l‟attenzione alla comparazione attualmente al centro dell‟approccio cognitivista
(cfr. J.A. van der Ven,
 Reflective Comparativism in Religious Research: A Cognitive Approach
,in H.-G. Heimbrock-C.P. Scholtz [eds.],
 Religion: Immediate Experience and the Mediacy of  Research. Interdisciplinary Studies in the Objectives, Concepts, and Methodology of Empirical Research in Religion
, Vandenhoeck & Ruprecht, Göttingen, 2007, pp. 77-1
14), e l‟importanza
che rive
ste il metodo comparativo nella psicologia, nella sociologia e nell‟antropologia delle
religioni (cfr. la sintesi e i riferimenti bibliografici in G. Filoramo,
Che cos’è la religione. Temi,
metodi, problemi
, Einaudi, Torino, 2004, pp. 133-
149; per quanto concerne l‟antropologia delle
religioni, cfr. anche E. Comba,
 Antropologia delle religioni. Un’introduzione
, Laterza, Roma-Bari, 2008). Per una ricca documentazione bibliografica in merito si vedano anche P. Scarpi,
Sistemi religiosi, storia, intercultura
, in A.F.M. Miltenburg (a cura di),
 Incontri di sguardi. Sa-
 peri e pratiche dell’intercultura
, UniPress, Padova, 2002, pp. 187-192; G. Sfameni Gasparro (a
27
il viaggio nell‟oltre
mondo, all‟interno dei sistemi culturali oggettodell‟indagine, emerga soprattutto come un meccanismo intrinsecamente
 pole-mico
, forse in risposta al rifiuto di una tradizione antecedente o coeva in cui èmassimamente sfruttata la modalità profetica del dialogo tra veggente e me-diatore e/o dio stesso. Sulla base di una comparazione «a largo raggio», è e-merso che i resoconti di rivelazione, sia quelli che si dichiarano espressione di
un‟esperienza estatico
-profetica, sia quelli che sono detti provenire da
un‟osservazione
autoptica
dell‟al di là, vanno analizzati, per quanto concerne
le culture antiche, non come meri «fatti letterari», ma come vere e proprie
 pratiche culturali
volte alla costruzione di una autorità. Ciò non toglie che ilprocesso della scrittura entri, in maniera assolutamente decisiva, anche nelprocesso di formazione e consolida
mento dell‟autorità visionaria così comeattestata in alcuni ambiti del mondo antico (siamo sempre nell‟ambito di
gruppi colti in cui
 potere
e
scrittura
di fatto coincidono). Da qui la differenzacon alcune popolazioni di interesse c.d. etnografico, dove il processo della
scrittura non è elemento centrale ai fini della definizione dell‟autorità vision
a-ria e/o sciamanica
98
.Dichiarare di
aver visto
con il proprio corpo, non semplicemente di
 parlare per
,
 può
contribuire a determinare lo
status
eccezionale di un veggente in se-no al suo contesto socio-culturale. Tale
status
 può
essere ulteriormente ampli-
ficato se l‟ambiente
in cui si dipana il discorso visionario riconosce come
soli-te
, o
normative
, altre modalità estatiche,
in primis
la provenienza del discorsodel veggente da un contatto
interno
e/o meramente
recettivo
con la divinità. Inaltri termini, dichiarare di aver parlato
in terra
con il dio, o di essere da lui
 posseduto nell‟al di qua,
 può
rappresentare un motivo di conflitto all‟interno
di alcuni sistemi religiosi e culturali
99
; tale conflitto si concretizza nella prete-
cura di),
Themes and Problems of the History of Religions in Contemporary Europe
.
Procee-dings of the International Seminar Messina, March 30-31, 2001
, Edizioni Lionello Giordano,Cosenza, 2002; G. Casadio,
Storia della religione greca e storia comparata delle religioni: Brelich (1975/1985); Vernant (1987/1990); Bremmer (1994/2001)
, Postfazione a J. Bremmer,
 La religione greca
, Edizioni Lionello Giordano, Cosenza, 2002, pp. 157-175; Id.,
Studying Re-ligious Traditions Between the Orient and the Occident: Modernism vs. Post-modernism
, in
Unterwegs. Neue Pfade in der Religionswissenschaft. Festschrift für Michael Pye zum 65. Ge-burtstag = New Paths in the Study of Religions. Festschrift in honour of Michael Pye on his65th Birthday
, Biblion, München, 2004, pp. 119-135; P. Clemente-C. Grottanelli (a cura di),
Comparativa/mente
, Seid Editori, Firenze, 2009.
98
Sul tema della visione sciamanica, recentemente cfr. L. de Heusch,
Con gli spiriti in corpo.
Transe, estasi, follia d’amore
, Bollati Boringhieri,Torino, 2009.
99
In questi enunciati ho volutamente utilizzato il verbo
 potere
, dato che in un sistema sociale lareazione rispetto a fenomeni visti come elusivi o devianti rispetto alla norma può indirizzarsi sumolteplici fronti di azione. Certamente può verificarsi il rifiuto, che talvolta può assumere le
forme della persecuzione o dell‟apert
o contrasto; altre volte può sorgere la spaccatura, per cui
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sa di altri, i quali dichiarano di essere ascesi
direttamente nell‟al di là e di aver
visto
in prima persona
l‟oltre
-mondo. In tale quadro, il corpo rappresenta il
luogo
che contende il primato dell‟autorità visionaria, il recesso che lo cust
o-disce e lo evidenzia, quel microcosmo simbolico in cui la capacità del visiona-rio è testata e grazie al quale attende il riconoscimento
dovuto
.
alcuni membri del contesto decidono di unirsi all‟individuo considerato dalla maggioranza c
o-me elusivo o deviante. Tali risposte dipendono, il più delle volte, dalla composizione del siste-ma socia
le, o dalle dialettiche presenti al suo interno, raramente sono il frutto dell‟azione di un
singolo. A ciò si unisca che il conflitto rappresenta il collante fondamentale di un sistema socia-le: spesso è attra
verso il conflitto che l‟identità di un gruppo s
i autodefinisce.

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