Un signore cammina per la strada e camminando non fa che ripetere: Diciotto, diciotto diciotto, diciotto diciotto…un passante lo osseva incusiosito e dopo aver compiuto le spese della mattina lo incrocia di nuovo dietro l’angolo della pelletteria. Il tipo continua imperterrito: diciotto, diciotto, diciotto diciotto, diciotto. Si ferma a dare una informazione ad un passante e poi ancora: diciotto diciotto, diciotto, diciotto…
Allora l’uomo decide di domandare al tipo il perchè delle ossessiva ripetizione. Si avvicina:<<Buongiorno! Mi scusi se mi permetto. Ma come mai continua a ripetere ossessivamente camminando il numero “diciotto”? >>. L’interressato alza la testa e guardanodlo risponde: <<Ecco un altro che non si fa i c…. suoi!!! Diciannove, diciannove, diciannove>>.
Questa è la barzelletta circolata ieri sera dal vivo tra alcuni ‘pezzi da otto’. E poi saremmo seriosi!!! Ciao a tutti ! buona domenica
r.
Barzelletta divertente. Ma, appunto, barzelletta. Non cultura.
Non voglio fare l’ipercritico e mi rendo conto che per rendere divertente la cultura occorre innanzi tutto farla apprezzare. Ma per farla apprezzare non deve apparire troppo barbosa.
Non mi riferisco a questo blog in particolare, ma in generale.
Sul fatto che una barzelletta non sia cultura ci sarebbe da discutere (l’umorismo appartiene alla cultura di un popolo, non è così?). In ogni caso ogni riferimento è scomparso dal titolo (e dal sottotitolo) del blog, in modo da allontanare da noi ogni sospetto di sospettosità nei confronti delle cose divertenti (!). E poi per rendere la cultura non troppo barbosa e renderla divertente, bisogna metterla in barzelletta, almeno un po’, no? :-). Ma allora: barzellette sì o barzellette no? Io non lo so, però mi sento di mandare un messaggio: “Continua così, Roberta!”
Sono anche io con Roberta. Solo che il re delle barzellette, Gino Bramieri, non lo metto, in riferimento alla cultura, sullo stesso piano di un Giacomo Leopardi. Sono d’accordo sull’utilità delle barzellette.