L’amore gentile

Trovatori e menestrelli

Trovatori e menestrelli

Joseph Campbell ci segnala la poesia di un grande trovatore (forse il più grande), Guirault de Bornelh:

“Così, attraverso gli occhi amore raggiunge il cuore: perché gli occhi sono gli esploratori del cuore, e vanno a
riconoscere ciò che al cuore piacerebbe possedere.
E quando tutti e tre sono in pieno accordo e hanno un’unica decisione, allora nasce l’amore perfetto da ciò che gli occhi hanno introdotto nel cuore.In nessun altro modo l’amore può nascere o avere inizio oltre a questa nascita e a questo inizio mossi dalla simpatia.
Per grazia e su comando di questi tre, e per il loro piacere, l’amore nasce, e va con bella speranza a confortare i suoi amici.
Perché, come tutti i veri amanti sanno, l’amore è perfetta gentilezza, che nasce – senza dubbio – dal cuore e dagli occhi. Gli occhi lo fanno sbocciare; il cuore lo fa maturare: amore, che è il frutto del loro stesso seme.”

Una piccola risonanza.
L’amore è immagine, visione dell’altro, ma anche amore per sé stessi. E’ visione, proiezione, a volte autentica, a volte deformata, del desiderio. Un desiderio che, forse, rimane costantemente inappagato. Ma allora, l’amore è anche melanconia, sofferenza.
L’amore può essere moderato e lenito dalla gentilezza. Possiamo addolcire l’amaro del desiderio presente nel nostro cuore con la cortesia. Amor cortese non per questioni di forma, come a volte si è equivocato, ma perché il cuore non riesce quasi mai a trovare le giuste parole.
Tali parole sono filosofia e arte: poesia, musica, danza del cuore. Immersione fugace e mai appagata nel mistero profondo del desiderio e della nostra esistenza.

4 pensieri su “L’amore gentile

  1. …siamo nell’alto medioevo e la donna è vista dall’uomo come simbolo del male. Le arti non si interessano a lei … nessuno la tagga ….. mai un SMS 🙁 TERRIBILE ! Il mondo gira sopra il dito medio dell’uomo … del maschio. Non può durare ancora per molto. All’improvviso, sotto il peso universale, il dito dell’uomo si insacca e il mondo si inclina di pochi gradi verso il sole, tutto si illumina e la donna finalmente appare in tutta la sua “gentilezza”. L’uomo per la prima volta è folgorato dall’amore, è pervaso dalla gentilezza, ha gli occhi pieni di colore, di stupore e di bellezza. Con questi occhi l’uomo ammira la donna a distanza, la brama e vorrebbe possederla ma, si trattiene. Il dolore sottile misto a piacere lo paralizza. Le arti fioriscono al femminile, sbocciano boccoli biondi, occhi azzurri, vestiti lineari e raffinati. Dolci movenze ispirano canti e poesie. La donna, creatura sublime innalza l’uomo a Dio. Fiumi di SMS invadono l’etere. L’amore come bufera che avvolge e stravolge gli amanti osteggiati dagli eventi. L’amore come angoscia descritta da Cavalcanti. L’amore che lacera come quello di Petrarca. Ma anche l’amore dolce del piacere e il piacere dell’amore… il riscatto di tutto il male e il dolore provato… finalmente le ferite guariscono.
    Grazie Stefano per le belle considerazioni e per aver gettato il seme dell’amor gentile

  2. Tema ricco e complesso, pieno di sfumature e contestualizzazioni storiche doverose. Amore spontaneo, almeno nella fase iniziale di innamoramento, l’amor cortese è diverso dai rapporti di coppia dei matrimoni nobili d’interesse a cui era impossibile sottrarsi e da cui si distacca per opposizione.
    L’amor cortese è l’amore alla corte del signore feudale. La gentilezza è la nobiltà d’animo e si teorizza che “al cor gentil rempaira sempre amore” (Guinizzelli), il che significa che un cuore nobile ospita sempre amore come una selva è riparo naturale degli uccelli. La donna di tante poesie e narrazioni altomedievali è la moglie del signore e l’amante cantore è un cavaliere o comunque a vario titolo un sottoposto del signore. L’innamorato è stretto tra due conflitti, amare la donna e essere fedele al suo signore. L’amore perciò è osteggiato e virtualmente non consumato (eccezione principe Paolo e Francesca). E’ un sentimento carico di venature sensuali, ma sublimato nel dolce stilnovo a diventare figura e immagine della via che porta a Dio. Trasalimenti che in origine erano trasalimenti di attrazione fisica originati dalla vista di lei, diventano aneliti che portano a Dio, una sublimazione rassicurante che mette al riparo la donna medievale dal figurare, almeno nella letteratura ufficiale, come oggetto di desiderio sessuale e che le aprono la strada però per essere all’opposto anche colei che può condurre al diavolo (la strega).
    Di lei ancora Guinizzelli dice rivolgendosi a Dio: “Tenne d’angel sembianza / che fosse del Tuo regno; / non me fu fallo, s’in lei posi amanza”. Amarla e lodare Dio è tutt’uno, lei rappresenta quanto di più alto il creatore abbia creato. Dante poi la fa divenire la “Beatrice” di una vita che si era smarrita nella selva oscura. Donna divinizzante.
    A me piace moltissimo la tenzone di Cielo D’Alcamo “Rosa fresca aulentissima” che con serrato botta e risposta restituisce la corte spietata che l’innamorato fa alla dama che si schermisce fino a cedere solo alla fine. Le strofe alternano le parole di lui e quelle di lei che si difende giurando che si farà piuttosto monaca, anziché accettare il suo amore: “avereme non poteri a esto monno, avanti li cavelli m’aritonno”.
    Nelle antologie di scuola, almeno fino a poco tempo fa, si ometteva il finale della poesia. Lui giura sul vangelo rubato in chiesa e lei alla fine accetta esclamando
    “A lo letto ne gimo a la bon’ora”.
    Questa è letteratura parallela alla ufficiale, considerata quasi uno scherzo, una parodia. Insomma già nel medioevo si irride alla nostra società italiana in cui lei si rassicura solo dopo aver avuto garanzie di regolare matrimonio in chiesa.
    Parafrasi completa qui (http://www.emt.it/uroboro/bcu/cielodal.html)

  3. Difficile aggiungere qualcosa all’articolo e ai dotti e appassionati commenti che seguono. 🙂
    Mi limiterò a dire che mi piace il concetto di “desiderio costantemente inappagato”. Mi pare che sia la molla di qualsiasi passione, non solo d’amore. Tensione vitale e positiva verso un altro “noi stessi”, in qualche senso migliore e più alto, che mai può (e deve) essere completamente appagata, ma deve lasciare alla vita la possibilità di “invaderci” con il suo carico di dolore, gioia, emozione…

  4. Grazie a tutti per i bei commenti.
    Probabilmente l’amore gentile dei cavalieri e trovatori è stato un grande salto di qualità per la civiltà umana, di cui ancora non siamo pienamente coscienti. E’ culla della musica e della letteratura, esalta la bellezza e complessità delle relazioni umane.
    E’ gentile, perché gentilezza si contrappone alla guerra e alla conquista violenta che, prima del medioevo, erano considerati gli aspetti che definivano maggiormente il “carattere” maschile; la mitezza non era considerata una gran qualità (magari in tarda età…).
    Rivendico la presenza di una virilità “gentile”, che non vuol dire mollezza, mancanza di determinazione. Ma capacità di accogliere l’altro, saper curare le ferite (del desiderio inappagato), dare ai rapporti una dimensione (fraternamente) spirituale.
    E il sesso?!? Un po’ di peperoncino, non guasta…

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