Donne ricche, sicure, colte. Uomini poveri, insicuri e incolti?

Federico Rampini, editorialista de “La Repubblica”, un paio di anni fa in un suo articolo ci spiegava il tramonto del matrimonio nell’occidente ricco e civilizzato.
Rampini metteva in evidenza come le donne – in particolare negli Stati Uniti, ma anche nel centro-nord Europa – diventassero più ricche e colte degli uomini, con più alti indici di reddito e di istruzione. E di come questo avvenisse soprattutto nella fascia giovane di età (25-34 anni): “In molte aree metropolitane degli Stati Uniti, le giovani donne guadagnano sistematicamente più dei loro fratelli, o dei loro aspiranti fidanzati. Questo rende i maschi ventenni sempre meno appetibili come mariti. Non portano in dote né sicurezza né status. E infatti il matrimonio tramonta, cresce a dismisura la percentuale dei trentenni celibi (…)”.Naturalmente si tratta di una tendenza sociale e di indicatori statistici limitati: non bisogna generalizzare. Ma, aldilà della appetibilità sociale, che fine ha fatto il “buon partito”? Il “principe azzurro”? Il “galante dongiovanni”?L’uomo con cui esci oggi non assomiglia a tuo padre da giovane; semmai ti ricorda i bambini a cui fai da baby-sitter. La battuta acida è di una giovane comica americana, Julie Klausner.” Ci ricorda Rampini.
Ora, il punto è proprio questo. Come reagiscono gli uomini? Come ricostruiscono un’identità perduta, un percorso diverso e originale rispetto al passato?
C’è chi si rifugia nell’infantilismo, nel fanciullo eterno che è dentro di noi: molti uomini appaiono bambini perenni, dietro i loro videogiochi, musica e cinema adolescenziale, un apparato ludico permanente; più che padri, sono “amici” dei figli, sempre pronti a difenderli alla morte dalla terribile “professoressa autoritaria” che vorrebbe farli studiare.
Ci sono poi gli uomini che rimangono a vivere a casa dei genitori, finché possibile; e anche se vanno a vivere da soli o con la propria compagna, si sentono in perenne lutto per aver perso la mamma, l’unica donna che riusciva a capirli e a soddisfare tutti i loro desideri.
Ci sono poi gli uomini che si deprimono a tal punto che reagiscono male, ma molto male, con la violenza, verbale e fisica verso gli altri, in particolare verso la donna. Questo succede, quando questi uomini non riescono a vedere alternative ai propri momentanei insuccessi, in particolare amorosi e sentimentali.
Io credo invece che, se le donne hanno smesso di cercare il “buon partito” o il “principe azzurro”, questa sia per gli uomini una bellissima notizia!
Sia innanzitutto la liberazione da ruoli asimmetrici di dominio, assolutamente fuori dal tempo. Se gli uomini la smettono di frignare, lamentarsi e fare i bambini ribelli per aver perso il proprio giocattolo, hanno un mare di opportunità davanti. Vediamone alcune.
Se il matrimonio non fa più trend, si può rivalutare l’amicizia, sia verso le donne che verso altri uomini. E’ un legame che valorizza la dimensione del dono, la qualità dello stare insieme, la responsabilità e la lealtà verso gli altri. L’amicizia raddoppia le gioie e divide le angosce (Francesco Bacone).
Inoltre, una maggiore libertà nel rapporto uomo-donna che rivaluti la dimensione amicale, consente di non fare una tragedia dell’atto del lasciarsi. Lo stare insieme e il lasciarsi sono due facce della stessa medaglia. Finché una relazione funziona, bene. Quando produce sofferenza, se ne debbono trarre le conseguenze. La relazione diventa così incontro, ricerca e scoperta; non oppressione.
Gli uomini possono recuperare un ruolo di educatori, che hanno perso. Abbiamo bisogno di nuovi padri, nuovi insegnanti, nuovi formatori. Uomini che recuperino il loro potere maieutico. Che sappiano insegnare alle nuove generazioni come si sta al mondo. Partendo dalla propria esperienza, mettendosi in gioco.

7 pensieri su “Donne ricche, sicure, colte. Uomini poveri, insicuri e incolti?

  1. Che bello! Liberarsi infine della saggezza imposta dal ruolo del capo (capofamiglia, capotribù, membro razionale della coppia, obbligato dal ruolo che ricopre a prendere le decisioni importanti…). Avere la possibilità di condividere responsabilità, scelte, e, perché no?, ansie e paure, rinunciando ad ogni idea di possesso e rimanendo profondamente se’ stessi. Rinunciare alla sicurezza delle promesse, rinunciare addirittura all’idea stessa di futuro, per essere finalmente liberi, qui e ora.
    Discorsi da “bamboccione”? Può darsi, ma li sottoscrivo lo stesso.
    Non è facile, ma vale la pena provarci.

  2. Molto interessante questo tema. Aggiungerei qualcosa sulla stabilità e la durevolezza delle relazioni nel sodalizio di coppia. Laddove i membri della società sono liberi dai bisogni materiali di base (leggi possono provvedere dignitosamente e in modo soddisfacente con il proprio lavoro a se stessi) il fondamento delle relazioni affettive può finalmente essere la condivisione e non il bisogno. Questa uguale libertà di ciascuno (indipendente da genere, etnia, condizione sociale eccetera) negli stati democratici è sancita dalla costituzione e dovrebbe pertanto essere tutelata con iniziative concrete volte a favorire che ognuno possa avere un lavoro e un reddito dignitoso e ricercare la propria felicità come vuole con l’unico limite del rispettare la libertà degli altri.
    Dato che è lontana da venire la completa libertà economica di tutti e avanza ovunque la crisi economica, si dovrebbe pensare a forme di promozione con redditi d’avvio autonomia per i giovani, limitare il concentrarsi di grandi patrimoni nelle mani di eredi di ricchi e favorire per tutti nella fase della maturità e terza età un ulteriore passo verso il superamento dei tradizionali ruoli.
    La comune che condivide risorse e mezzi e in cui si dà e si riceve scambievole solidarietà, rivisitata in chiave moderna, non potrebbe funzionare? Ai singoli le iniziative… a me non dispiacerebbe.

  3. …sarebbe davvero un bel regalo di Natale se gli uomini si aprissero all’opportunità di essere cio’ che scrivi nel tuo pezzo caro Stefano….. del resto è così dannatamente brutto e faticoso essere uomini incavolati, permalosi, violenti, bizzosi …. tanta energia sprecata ….. mi viene in mente il ciclismo, dove, anche se il tuo ruolo non lo prevede, all’occorrenza fai uno sforzo e passando davanti al compagno in difficoltà, lo tiri e a volte succede pure che lo fai vincere … Sarebbe bello se gli uomini che conoscono e riconoscono così bene le regole dello sport, le applicassero anche nel rapporto di coppia….
    Auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii 🙂

  4. Gli spunti da te offerti alla discussione sono davvero molti Stefano. A me piace soffermarmi un pò sulla rivalutazione dell’amicizia da te ipotizzata e forse proposta. Quando ero molto più giovane di adesso credevo fermamente che l’amicizia fosse superiore all’amore (all’amore comunemente inteso e vissuto tra noi fragili esseri umani) perché la consideravo un sentimento che non contenesse gelosia e possesso. Ora con l’età sono diventata un pò più realista e credo che anche nell’amicizia possano risiedere dei semi di passioni umane poco “nobili”. Ciononostante è bello e scalda il cuore pensare che ci possa esere vicinanza tra gli esseri umani senza nessuno scopo tranne quello dello scaldarsi a vicenda, dell’ascoltarsi e del sentire che basta a volte solo un sorriso per sentirsi a casa.
    Abbracci amichevoli a tutti.

    P.S. A me non arriva alcun genere di notifica.

  5. Cari amici, grazie per i commenti interessanti di questi giorni (che sono ancora aperti, ovviamente…).
    Vorrei solo dire che ho scritto l’articolo con un senso di sollievo nel constatare che il matrimonio è una istituzione al tramonto e il fatto di non essere sposati non è più una tragedia. Che oggi sono altrettanto importanti altri legami, che lo stato e la società fanno fatica a riconoscere e tutelare. Che questo rimette in discussione i ruoli codificati, in particolare il rapporto uomo-donna, ma anche genitori-figli, ecc.
    Mi piace l’immagine che ha dato Clelia: quella dei ciclisti che cooperano per raggiungere la vittoria. Questo ci consente di non drammatizzare troppo, se qualche volta si perde. Di non essere invidiosi dell’altrui successo. Di alzare l’asticella degli obiettivi (come suggeriva Silvana), rendendoli più “nobili”.

  6. Condivido le cose molto interessanti che avete detto tutti quanti, perché vedo anche diversi punti di vista.
    in questo momento sono focalizzata più che sulla possibilità di dialogo tra uomo e donna, sulla possibilità di dialogo tra essere umani. Vedo tante persone superficiali e la mia difficoltà è di condividere pensieri, sensazioni più profondi soprattutto nella città in cui vivo. Voi rappresentate già un’eccezione e ne sono davvero felice….
    Mi piacerebbe allargare la sfera di persone interessanti da frequentare anche se devo ammettere che non ho tanto tempo libero, presa dal vortice dei miei vari lavori….
    Ma vi assicuro che il tempo ricavato tra un impegno e l’altro mi sembra oro a volte….
    Un grande abbraccio a tutti….

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