Da “La Repubblica” di oggi. Mi sembra interessante.
“Fondò la Cattedra dei non credenti contro le resistenze dei conservatori”
Il ricordo di Massimo Cacciari che fu coinvolto in quegli incontri su etica e fede
MILANO — «Non ci sono credenti e non credenti, ma solo pensanti e non pensanti. Il cardinale Carlo Maria Martini amava spesso citare, con ironia, questa frase di Norberto Bobbio. Era per lui la prima distinzione.
E però aggiungeva subito: “Poi tra i pensanti ci sono i pensanti credenti e quelli non credenti…”».
Il filosofo Massimo Cacciari ricorda con emozione la straordinaria stagione della “Cattedra dei non credenti”, che lo vide coinvolto in prima persona, tra gli organizzatori. Un’esperienza fortemente voluta dal cardinale Martini tra il 1987 e il 2002. In mezzo alle mille contestazioni, particolarmente dure, della parte più conservatrice della Chiesa, che non sopportava l’idea di veder salire in cattedra degli atei a dialogare di etica, fede, religione, cultura, giustizia, con dei cattolici. «Si trattava di una serie di incontri al centro dei quali c’era soprattutto il dialogo. Questo cercava Martini, più di ogni altra cosa».
Martini diceva che “ciascuno di noi ha in sé un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda”.
«Appunto. Lui credeva in una fede dialogante. Viveva intensamente il dramma della fede. Al punto che chi gli stava vicino avvertiva fisicamente questo suo dramma interiore, umano».
Chi potrà portare avanti, nella Chiesa, lo stile di Martini, capace di coinvolgere i non credenti in grandi progetti comuni.
«Credo che il cardinale Gianfranco Ravasi, con la sua “Corte dei Gentili”, stia proprio portando avanti questo progetto culturale: creare uno spazio di incontro».
Il cardinale Martini ha polemizzato non poco, nella sua vita, con il mondo di Comunione e Liberazione.
«Le idee di Comunione e Liberazione sono l’opposto esatto di quelle di Martini. Cl è attratta dal potere, in tutte le sue forme. Il potere della Chiesa, il potere politico, il potere economico e quello degli affari. Niente a che vedere con la profonda spiritualità di Martini».
C’è un episodio che i milanesi non possono dimenticare. Quando, nell’84, le Brigate Rosse decisero di consegnare a Martini le loro armi.
«Si arresero all’autorità spirituale della città. Non erano vinti, ma convinti da Martini».
Per approfondire, vedi anche:
http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/cacciari-apertura-ai-laici.aspx
Aggiungo anche la sua ultima intervista (un testamento spirituale):
http://www.corriere.it/cronache/12_settembre_02/le-parole-ultima-intervista_cdb2993e-f50b-11e1-9f30-3ee01883d8dd.shtml
Una grande figura, che ho seguito e ammirato per anni. Il mio desiderio è che in questi giorni in cui si parla di lui se ne riscopra anche il pensiero. E’ morto esprimendo chiaramente la volontà di rifiuto delle cure forzate. E’ vissuto in una fede forte, ma aperta a una società e una scienza e tecnologia in profondo cambiamento che ci interrogano e pongono di fronte a quelle che lui chiama “zone grigie”. Quello che farò e che spero faranno in molti è rileggere le sue interviste e i suoi scritti. Spero che si ravvivi un confronto, una riflessione, un’apertura. Grazie di questo post.
Sul dialogo sono d’accordo, ma, almeno per un credente, ciò che illumina il dialogo è la fede. E la fede sta all’opposto del relativismo.
Il mondo non si divide in credenti e non credenti, ma nemmeno in pensanti e non pensanti (concetto che, a ben vedere, è molto più discriminatorio, direi che è razzista, nel senso che nasconde un disprezzo verso chi si giudica ignorante o rozzo, senza limiti).
Il mondo si divide essenzialmente in buoni e cattivi. La fede, solo, aiuta ad essere buoni. Purché la si viva in modo semplice e sincero, senza giudicare nessuno. Altrimenti si trasforma in strumento di condanna.
La differenza tra i buoni e i cattivi si manifesta nella coscienza: chi la segue, anche se non lo sa,cerca Dio e chi non la segue, anche se si dice credente, è come non lo fosse.