Una passeggiata al cimitero è stata tra le esperienze culturali da ricordare di questa estate. Io e Marco siamo andati in cerca di una chitarra a Roma giovedì scorso e prima di tuffarci nel negozio siamo andati a questo cimitero di cui avevo sentito parlare ma che non avevo mai visto, il Cimitero degli stranieri o Cimitero Acattolico di Roma. Del resto c’era un po’ di tempo in avanzo prima dell’apertura pomeridiana del negozio (e a me sembra sempre che finché il tempo c’è vada usato tutto).
Il mio fervido amico Massimo ci ha accompagnato con la moglie paziente e ci ha spiegato la storia di quel luogo e le vite di defunti celebri e sconosciuti. All’inizio lo abbiamo seguito nella pace del settore più antico, una radura di prato sotto i pini, sentieri tra le lapidi irregolari, l’area più aperta di tutto il complesso privato che è formato da un terreno di due ettari recintato dalle mura aureliane. La piramide Cestia incastonata nelle mura spicca in prospettiva, rispetta con discrezione la solennità dei pini che le sono cresciuti intorno e l’hanno vista diventare anticattolica suo malgrado.
Sembra un angolo fuori da Roma, persino il clima è più mite e il caldo meno tiranno tra i marmi e le statue. Finita l’area storica e con un’occhiata simpatica a un cartello che invita sostenere i gatti della piramide, entravamo nell’area più recente. Salivamo e scendevamo i terrazzamenti delle sepolture disposte in filari per andare a trovare i morti. Lui faceva strada infilandosi tra una tomba e l’altra. Artisti, scrittori e figli di scrittori, diplomatici, politici, filosofi, uno scienziato italiano mi sfilano davanti, o meglio sono io che sfilando, mi fermavo pochi minuti in silenzioso rispetto. Davanti alla tomba di Keats una donna. Medita senza piangere e senza pregare l’angelo del dolore accasciato su ciò che passa e ciò che resta nella mia mente ad ali aperte. Saluto due che mi colpiscono: quello che conosco meglio di tutti gli altri che riposano qui e che mi sembra di ritrovare come un congiunto, Carlo Emilio Gadda che è arrivato qui come voleva lui ma solo da qualche anno, e saluto Gramsci a cui qualcuno ha lasciato di fresco biglietti scritti a mano e sassi.
Il nostro Mentore nel villaggio cosmopolita, dove compaiono insolite vicinanze, passava da una storia all’altra e da un angolo all’altro del cimitero zigzagando e percorrendo i sentieri a labirinto. Noi sempre dietro di lui, attardati a volte a leggere l’epitaffio di uno ignoto (ho sempre amato la passeggiata al cimitero e il saluto agli sconosciuti fratelli nella morte). Il nostro amico tornava a ritrovare i defunti come cari amici accomunati tutti dalla fede non cattolica. L’eterno riposo qui è il vincolo della familiarità intellettuale. Eretici, atei, credenti anche cattolici ammessi se compagni e coniugi non risposati (sono ad esempio in una stessa lapide i simboli della croce e della stella di Giuda), sono qui uniti in antagonismo al potere della Istituzione Chiesa. Massimo condivide con loro con sicurezza fiera, la sua consanguineità intellettuale. Mentre passeggio sento che amo questa terra sconsacrata, è una terra nuova per me. La mia prima visita porta già il desiderio di una seconda. Una lontana eco della Babele colta e geniale del linguaggio di Gadda mi accompagna. Si riassorbe nel silenzio della terra che si chiude sopra i corpi.
Notizie sul cimitero acattolico riportano anche lo statuto che regolamenta le sepolture.
“Se ci si è procurati una pre-concessione di cui al punto 2.1, questa viene revocata in caso di conversione alla fede Cattolica o se viene meno la cittadinanza non italiana”.
Medito un cimitero aconfessionale dove per essere sepolti basta essere semplicemente morti che un tempo erano vivi con o senza fede e cittadinanza.
NOTE
Foto: Angelo del dolore, sepoltura Story, Roma, Cimittero acattolico
Un cimitero razzista: fuori i cani e i cattolici. I cimiteri cattolici invece sono aperti a tutti. Per il Paradiso chiedere a san Pietro.
A dire il vero il cimitero acattolico è stato creato quando la Chiesa Cattolica non permetteva la sepoltura di ebrei, protestanti, ortodossi, atei, suicidi e persone di altre religioni in terra consacrata. E’ chiamato anche Cimitero degli Stranieri e i primi sepolti furono appunto artisti, poeti e personaggi diplomatici stranieri di fede protestante o atei, morti a Roma e che non potevano rientrare il patria da salme per farsi seppellire nei propri Paesi (parliamo del XVIII secolo, c’è per esempio un figlio di Goethe tra i sepolti).
L’interdizione a sepolture cattoliche in effetti è suonata anche a me uno steccato, anche se va considerato che il cimitero è piccolo e mantenuto a spese private. Inoltre, se aperto a tutti, non avrebbe più spazi per i non cattolici, per i quali è nato.