Come abbiamo detto già negli articoli precedenti, “Pezzi da otto, pezzi da otto!” è l’invocazione del pappagallo di Long John Silver, il pirata protagonista “oscuro, ma umano” de “L’isola del tesoro”, il capolavoro di Stevenson.
La cosa che mi ha colpito di quel romanzo è stata la sua genesi.
Stevenson vide una mappa di un’isola che stava dipingendo ad acquerello uno dei suoi figli. Cominciò a lavoraci insieme a lui di immaginazione, inserendo luoghi, personaggi e costruendo piano piano una storia. Con i familiari come collaboratori, la storia si sviluppò e diventò ricca di particolari. Tutto questo ci insegna che dall’osservazione e dalla collaborazione possono nascere storie importanti. E, come sottolineavano i miei due amici del blog, l’idea finale della realizzazione e del titolo ci è venuta proprio in un’isola, che, sebbene non sia un’isola di pirati e non stia ai Caraibi, è comunque una piccola meravigliosa isola di un Lago. Che, forse, ha ispirato anche noi.
Osservare meglio la realtà che viviamo, vederne i chiaroscuri, le ambiguità. Perché fermarsi alle apparenze?! Per il ragazzo Jim de “L’isola del tesoro” Long John Silver era sì un pirata, ma in fondo anche una specie di secondo padre: siamo sicuri che la morale vada solo in una direzione? Che il bene e il male siano nettamente separati? Non sarebbe meglio, ogni tanto, vedere ciò che c’è di buono nel cattivo e di cattivo nel buono?
Collaborare per creare. Chi crede nella bellezza dell’arte e della cultura, non può pensare di andare avanti solo individualmente. C’è bisogno di spazi collettivi, di confronto e di trasformazione. “Pezzi da otto!”, allora. Perché ogni moneta possa essere condivisa in otto pezzi. Perché la ricchezza se non è condivisa non è vera ricchezza. E’ solo sopraffazione.
Concludo con lo splendido epitaffio di Robert Louis Stevenson (si, sempre lui):
“Sotto l’immenso volto stellato
ch’io sia sepolto, ch’io sia lasciato.
Lì si riposi chi, ormai quieto,
viveva lieto, lieto morì.
Tu solo questo scrivi per me:
quivi lui dorme ove volle, ov’è.
Così si torna dai flutti foschi,
così, la sera, a casa dai boschi.”
Ciao Stefano, suggestiva anche le genesi del romanzo da una mapp, un po’ come approfondire un sogno e percorrerlo in lungo e in largo… considerando la suggestione dell’isola e della letteratura che crea piccole isole, piccoli mondi fuori dalla realtà ma che ci sono tanto cari per affrontare la vita come per i bambini le fiabe.
grazie del tuo contributo e…. mi spieghi come si fa a far comparire l’articolo in sintesi con il bottone per aprire il seguito?
Ho provato ma non sono stata capace.
ciao
Mariangela
Grazie. Mi sembrava simpatico riportare quello che ci siamo detti domenica, nella chiacchierata post-bagno. Lavorare sulle mappe è come lavorare sull’immaginazione: possiamo provarci!
Il bottone a cui ti riferisci è in cima all’editor incorporato e si chiama “inserisci il tag More (Alt+Shift+T)”. Una volta pigiato crea una riga che spezza l’articolo in una anteprima. E’ comodo perché consente di inserire molti più articoli in una pagina senza l’effetto lenzuolo. Ciao!
Ho imparato qualcosa che non sapevo riguardo a questo racconto e poi, come sono belle le carte antiche con le mappe! con esse si naviga meglio!