A fine aprile ho partecipato ad un incontro formativo sulla consapevolezza dei propri “demoni” interiori (per demoni, leggi paure, ansie, sensazioni di inadeguatezza, ecc.).
La formazione sulla consapevolezza non è da intendersi come formazione in senso classico: non ha niente a che vedere con un training scolastico o professionale.
Ha significato invece confrontarmi con la mia sofferenza, cercare di capire “a che punto sono” della mia avventura di vita; stare sul momento, vivendo magari qualche delusione, ma anche gioie e incontri inaspettati.
Il senso di questo “seminario” è stato quello di consentirmi un possibile contatto con le parti oscure di me stesso. Confrontarsi con i propri demoni personali è un percorso in cui si può trovare il coraggio di visualizzarli, accoglierli e magari “nutrirli”. [Per chi è interessato a questa metodologia, può leggere “Nutri i Tuoi Demoni. Risolvere i conflitti interiori con la saggezza del Buddha” di Tsultrim Allione].
E’ alla fine un lavoro con sé stessi non privo di rischi e incognite, ma che può portare nuova linfa ed energia, nuova fiducia. Il senso di questo percorso di “cura” è quello di accettare la nostra condizione umana, così com’è, finita e imperfetta, ma anche unica e meravigliosa.
Mi sento di dire con Joseph Campbell che, in questi casi, “Il drago del ‘Tu devi’ (…) la finzione sociale della legge morale, è stato ucciso dal leone dell’autoscoperta; e il vincitore leva (…) il ruggito del leone; il ruggito del grande Sciamano delle vette montane, del vuoto al di là di tutti gli orizzonti e dell’abisso senza fondo”.
E’ importante entrare in contatto con la propria interiorità, così come parlare di sentimenti e coltivarne. Il demone con cui tutti si deve convivere per me è in definitiva la morte che si manifesta in tutte le sue metafore e anticipazioni.
Bellissima la citazione di Campbell e anche lo scritto. Mi trova pienamente d’accordo la tua prospettiva. Per acquisire una maggiore chiarezza si deve trovare il coraggio per guardare i propri demoni, i propri lati oscuri, le proprie impossibilità e le proprie paure.