E’ molto bello questo recente genere di documentario per il cinema in cui è quasi assente il commento e il giudizio. Il fatto che sia bello e interessante però non può esimere da una lettura intelligente e da un commento.
Esempi.
Proiettato l’altro ieri su La7 Silvio forever, film di Renato Faenza sull’ascesa di S.B.
A seguire il dibattito di tre giornalisti: Ferrara, Mieli e Scalfari, ciascuno con la propria interpretazione della politica e della storia italiana oltre che di S.B.
Ferrara e Scalfari, che notoriamente hanno posizioni diametralmente opposte nel giudicare il personaggio, hanno valutato positivamente il film, a tutti e due è piaciuto. Sì, tranne che per il primo rende l’idea della grandezza dell’uomo che troverebbe riscontro nel consenso di popolo che ottiene. Mentre per il secondo a mostrarsi attraverso i fatti è l’errore in cui cade con il facile e superficiale consenso il popolo italiano sempre in attesa del narciso e dell’uomo della provvidenza, come se gli eventi non avessero insegnato nulla. Non entro per ora nel merito del dibattito che però è stato interessante.
Per la seconda volta nel giro di pochi giorni mi ritrovo a constatare come uno stesso film a carattere documentario (e impostato con la tecnica del far parlare i personaggi e i fatti da sé senza quasi aggiungere altro) possa, a parità di contenuto, eccitare gli animi e confermare in un senso e anche nell’altro i giudizi e le rispettive convinzioni di chi lo guarda. Continua a leggere